La “Deep Brain Stimulation”: elettrodi nel cervello per ridurre i disturbi del Parkinson
La “Deep Brain Stimulation” (in sigla DBS) – in italiano si parla di “Stimolazione cerebrale profonda” – è un trattamento chirurgico volto a ridurre i sintomi motori debilitanti caratteristici della malattia di Parkinson, le discinesie, i movimenti irregolari incontrollati causati da alte dosi di farmaci levadopa.
La “Deep Brain Stimulation”: elettrodi nel cervello per ridurre i disturbi del Parkinson
In genere, la DBS contribuisce a rendere i sintomi meno gravi, in modo che possano essere utilizzate dosi più basse.
Il trattamento – utilizzato anche per curare la distonia e il tremore essenziale, oltre all'epilessia, il dolore cronico e i disturbi ossessivo-compulsivi – consiste nell'impianto di elettro-cateteri nelle aree del cervello deputate al controllo dei movimenti, collegati ad un dispositivo, simile a un pacemaker cardiaco, che viene collocato vicino alla clavicola o nella regione addominale: quest'ultimo invia degli impulsi elettrici agli elettrodi situati nelle aree cerebrali, bloccando i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti.
Per quali pazienti è indicata la DBS
Per la sua natura la DBS, che offre risultati buoni ed in alcuni casi ottimi – in tutto il mondo più di 75.000 pazienti hanno scelto di ricorrere a questa terapia –, va proposta a pazienti selezionati scrupolosamente.
L’intervento è indicato, infatti, nei pazienti con la malattia di Parkinson che presentano fluttuazioni motorie e discinesie non più controllabili dal trattamento farmacologico. I soggetti che possono sottoporsi a questa terapia costituiscono circa il 10% della popolazione affetta da Parkinson. Sono soggetti relativamente giovani e sani (limite di età di 70 anni), con severi effetti collaterali dati dalla terapia farmacologica utilizzata per controllare la malattia. Si richiedono funzioni cognitive e mentali integre e imaging neuroradiologico normale.
Un intervento chirurgico in due fasi distinte
La DBS è un intervento chirurgico invasivo: prevede, infatti, la perforazione del cranio, tramite un trapano, normalmente effettuata in anestesia locale, per giungere all’inserimento degli elettrodi in profondità nel cervello.
Si svolge in due fasi separate: la prima fase chirurgica consiste nell’impianto degli elettrodi nel cervello, con un intervento che dura da 5 a 7 ore; dopo qualche giorno si procede con il secondo intervento chirurgico per impiantare lo stimolatore nel torace o nell’addome, che viene effettuato in anestesia generale e dura circa un'ora.
Dopo l’intervento
Dopo gli interventi e trascorso il periodo di recupero post-operatorio, il neurologo programmerà il neurostimolatore per regolare gli impulsi elettrici che contribuiscono a controllare i sintomi della malattia. La programmazione può richiedere anche alcuni giorni per essere portata a termine, e potrebbero essere necessarie diverse visite per regolare la stimolazione e stabilire le impostazioni migliori.
Una volta che il neurostimolatore è stato programmato, il controller portatile consente di accenderlo e di spegnerlo, di selezionare i programmi e di regolare la forza della stimolazione. La maggior parte dei pazienti mantiene il proprio sistema DBS attivo sia di giorno e che di notte. Alcuni pazienti con tremore essenziale possono usarlo durante il giorno e spegnere il sistema prima di andare a dormire. Se necessario, il medico può modificare le impostazioni durante le visite di controllo.
Proprio come un pacemaker cardiaco, lo stimolatore impiantato non viene influenzato da altri dispositivi come telefoni cellulari, cercapersone, microonde, porte di sicurezza e sensori antifurto. Richiede di essere ricaricato, per un tempo di 1-2 ore la settimana.
I risultati della DBS
Il miglioramento dei sintomi del Parkinson è evidente già nei primi giorni dopo l’avvio della stimolazione. Questo consente la riduzione della dose dei farmaci dopaminergici dal 50 all’80%, con una percentuale intorno al 15-20% di pazienti che non necessitano di assumere la terapia.
Nel corso del tempo, e col progredire della malattia poi saranno però necessarie ulteriori regolazioni. È importante ricordare che la malattia di Parkinson è progressiva e i sintomi peggiorano nel tempo, per cui bisognerà periodicamente regolare le impostazioni di stimolazione. La DBS infatti non cura la malattia né la rallenta; permette però, nella maggioranza dei casi, una qualità di vita migliore. Se la terapia viene interrotta, i sintomi ricompaiono.
Il successo della DBS è correlato a:
- una scelta appropriata del paziente;
- alla selezione appropriata dell'area del cervello per la stimolazione;
- al posizionamento preciso dell'elettrodo durante l'intervento chirurgico:
- una programmazione esperta e ad una corretta gestione successiva della terapia farmacologica.
Per il morbo di Parkinson, la DBS del nucleo subtalamico migliora i sintomi di lentezza, tremore e rigidità in circa il 70% dei pazienti: dopo l’intervento, la maggior parte delle persone è in grado di ridurre i farmaci e ridurre i loro effetti collaterali, comprese le discinesie. È stato anche dimostrato di essere superiore nella gestione a lungo termine dei sintomi rispetto ai farmaci.
Per il tremore essenziale, la DBS del talamo può ridurre significativamente il tremore della mano nel 60-90% dei pazienti e può migliorare il tremore della testa e della voce.
La DBS del globus pallidus (GPi) è più utile nel trattamento delle discinesie (movimenti sinuosi involontari), delle distonie e di altri tremori: per la distonia, la DBS del GPi può essere l'unico trattamento efficace per i sintomi debilitanti.
I pazienti riportano altri benefici della DBS, tra i quali un maggiore coinvolgimento nell'attività fisica e una migliore qualità della vita.

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